09 agosto 2007
Quarto appuntamento con AsiagoFestival
Da bach al tango, per violoncello. Asiago, Chiesa di San Rocco, 12 agosto 2007.
ASIAGO
FESTIVAL 41ma Edizione
QUARTO APPUNTAMENTO CON ASIAGOFESTIVAL
DA BACH AL TANGO, PER VIOLONCELLO
ALLA CHIESA DI SAN ROCCO – DOMENICA 12 AGOSTO, ORE 21
Cinque violoncelli, cinque. E già immaginare il volume ed il timbro di un simile ensemble
rende la proposta particolarmente interessante. Ma non meno cuioso è il programma che i cinque violoncellisti che per l’occasione si sono dati il nome di “Cello Passionato” hanno in serbo per il pubblico di AsiagoFestival, davanti al quale si esibiranno domenica 12 agosto (ore 21) nella Chiesa di San Rocco di Asiago.
Julius Berger (direttore artistico di AsiagoFestival), Hyun-Jung Berger , Marcin Zdunik, So-Yeon Ahnw ed il giovanissimo Alberto Brazzale indagheranno infatto un repertorio molto vasto e vario, per mettere a disposizione di vari stili ed epoche la voce tenorile dei loro violoncelli, spaziando da Bach al Tango argentino, da Boccherini a Gershwin.
ASIAGOFESTIVAL è organizzato dall’Associazione Culturale “Amici della Musica di Asiago” – “Fiorella Benetti Brazzale”, in collaborazione con la Parrocchia di S. Matteo, con il contributo e la collaborazione della Città di Asiago, Assessorato Turismo e Cultura. Fondamentale è il sostegno offerto da Banca Popolare di Vicenza, Burro delle Alpi – Alpilatte, Gran Moravia, Bassan Bernardo e Figli, e Rigoni di Asiago .
Domenica 12 Agosto – ore 21.00
ASIAGO – Chiesa di San Rocco
ensemble di violoncelli: “Cello Passionato”
(Julius Berger – Hyun-Jung Berger – Marcin Zdunik – So-Yeon Ahn – Alberto Brazzale) violoncello solo: Marcin Zdunik
musiche di: Funck, Bach, Pergolesi, Boccherini, Paganini,
Popper, Francini-Mores, Puetz, Gershwin
Ingresso libero – Info: www.asiagofestival.it
Dettaglio programma:
David Funck (1629-1690): Suite in re maggiore
J.S. Bach (1685-1750): Adagio dalla Sonata in sol minore per volino solo (trascrizione: Marcin Zdunik)
Giovanni B.Pergolesi (1710-1736): Sonata in Si bemolle maggiore
Luigi Boccherini (1743-1805): Sonata “L’ Imperatrice” per 2 violoncelli
Niccolo Paganini (1743-1805): Capriccio nr.9 per violoncello solo (trascrizione:Marcin Zdunik)
David Popper (1843-1913): “Polonaise de Concert”
Enrique Francini (1916-1978) – Mariano Mores (1918): Due tanghi argentini: La vi Ilegar, Cafetin de B. Aires
Eduard Puetz (1911-2000): Tango
George Gershwin (1898-1937): Fragment
Gli interpreti:
Julius Berger, nato nel 1954 ad Augusta, studia alla „Musikhochschule München“ con Walter Reichhard e Fritz Kiskalt, poi al „Mozarteum“ di Salisburgo con Antonio Janigro (dal 1979 al 1982 lavora come suo assitente). Continua i suoi studi con Zara Nelsova (Cincinnati/USA) e partecipa anche a un corso di perfezionamento con Mstislav Rostropovitsch.
All’età di 28 anni diventa professore alla „Musikhochschule Würzburg“, essendo così il più giovane professore della Germania. Successivamente insegna a Saarbrücken, Mainz e dal 2000 alla „Musikhochschule di Augsburg e Nürnberg“.
Dal 1992 tiene i corsi presso la “Internationalen Sommerakademie des Mozarteums” di Salisburgo.
Le sue registrazioni delle 6 Suite di J.S. Bach sono apprezzate dalla critica e dal pubblico, assieme ai concerti inediti di Luigi
Boccherini. Incide in prima assoluta opere di M.Bruch, L.Boccherini, R.Strass, M.Wolpe, M.Dupré, G.Tartini, L.Leo, per le etichette Ebs, Orfeo, Wergo, Cpo, Organ.
Interprete contemporaneo sensibile ed ispirato, intrattiene profondi rapporti con alcuni tra i più importanti compositori del nostro tempo, quali Olivier Messiaen, Sofia Gubaidulina, Wolfgang Rihm, Toshio Hosokawa , Wilhelm Killmeyer,
Bertold Kummel, Viktor Suslin, Adriana Holsky, i quali gli dedicano molti lavori da lui eseguiti in prima assoluta. Partecipa
a numerosi concerti e tournee assieme a illustri colleghi come Leonhard Bernstein, Eugen Jochum, Gidon Kremer, Jörg
Demus, Norman Shetler, Pierre-Laurent Aimard, Bernd Glemser, Stefan Hussong, Eduard Brunner, Wolfagang Meyer.
È presidente del concorso internazionale “Leopold Mozart” ed è membro di giuria di numerosi premi a Salisburgo, Kronberg, Monaco, Varsavia, nonché direttore artistico delle Eckelshausener Musiktage e del programma di festeggiamenti “Mozart 2006” della città di Augsburg.
E’ autore di poesie e saggi quali ‘Irritationskraft’ (Hindemith Jahrbuch 1992), ‘Einheit in der Vielfalt – Vielfalt in der Einheit’ (Forschungsmagazin der Universität Mainz, 1998), ‘Zeit und Ewigkeit’ (prefazione del Card.Karl Kardinal).
Marcin Zdunik è nato il 5 Dicembre 1987 a Varsavia. Nel 1994 ha iniziato lo studio del violoncello con la professoressa Maria Walasek. Dal Settembre del 2000 ha studiato sotto la guida del prof.Andrzej Orkisz. Attualmente è allievo di Andrzej Bauer presso l’Accademia Musicale Chopin di Varsavia. Si è aggiudicato premi nelle più importanti competizioni alle quali ha preso parte. Il primo premio nel 1999 nella Competizione nazionale per giovani violoncellisti di Wroclaw; il primo premio nel concorso “Wikomirski International Cello Competitions “ di Poznan nell’anno 2000, il premio speciale per la migliore interpretazione dell’Aria di Kazmierz Wilkomirski, il premio speciale istituito da Maichael Flaksman; il secondo premio nel concorso per i migliori studenti delle accademie musicali polacche nel 2002; nel 2004 il primo premio nel concorso internazionale di Liezen (Austria) nella categoria 16-18 anni. Il terzo premio nel 40° Concorso Strumentale di Markneukirchen nel 2005; il primo premio nel nel 2007 al VI di Varsavia, con Gran Pramio per la eccezionale esecuzione del Cello Concerto di Lutoslawski, due premi speciali per la miglioire esecuzione della Variazioni Sacher di Lutoslawski e della Giaga per violoncello solo di Szymanski. Ha ricevuto per quattro volte la borsa di studio del Ministero della Cultura polacco. Ha partecipato a cosri e “masterclasses” con i professori Michael Flaksman, Leonid Gorokhov, Gary Hoffman, Julius Berger, Cecylia Barczyk. E’ stato partecipante attivo ai “mastercourses” del Cello Festival di Kronberg in Germania. Ha realizzato delle trascrizioni per violoncello solo di pezzi virtuosistici per il violino quali i Capricci di Paganini, la Legend e Le Chant de Bouivac di Weniawski, la Sonata in sol minore Di J.S.Bach, la Ciaccona dalla
Partita in re minore di J.S.Bach e trascrizioni per duo ed insiemi come il “Momento Musicale e Romanza” di Rachmaninov eseguiti con il Cello Ensemble del prof. Flaksman.
Alberto Brazzale è nato nel 1992 a Schio (Vicenza). Ha iniziato lo studio del violoncello all’età di sette anni sotto la guida della prof. Nicoletta De Vito. Dal 2006 è allievo della prof. Stefania Cavedon presso l’Istituto Musicale Veneto Città di Thiene. Nel 2006 e 2007 ha partecipato come allievo attivo ai corsi della Accademia Musicale Estiva di Neuburg an der Donau (Germania) tenuti dal prof. Julius Berger, sotto la cui direzione ha suonato in Germania, Austria e Svizzera, in duo ed “ensemble”. E’ membro dell’ Orchestra Giovanile di Breganze e di vari gruppi cameristici. Collabora con il coro di musica georgiana “Sintonia” diretto da Guliko Lomtatidze, con il quale ha recentemente realizzato un CD.
Soyeon Ahn, nata in Coera nel 1982, intraprende lo studio del violoncello nel 1994 con Hyung-Won Chang presso il “Sun-Hwa” in Seoul, dove continuerà gli studi fino al 2000. Dal 2000 al 2005 trasferisce la sua attività musicale presso la “Sookmyung women’s University” sotto il Prof. Hee-Chul Chae. Nel 2003 e nel 2004 suona nella “Seoul Youth Orchestra”. Dal 2005 diventa membro dell’ ensemble “ Cello Passionato”. Nello stesso anno entra nella “Musikhochschule” di Ausburg dove consegue il diploma in violoncello nel 2006. Dal 2006 partecipa al master di violoncello tenuto dal Prof. Julius Berger presso la “Musikhochschule” di Ausburg.
BREVE SAGGIO SUL VIOLONCELLO A DISPOSIZIONE DELLE REDAZIONI
“Un povero diavolo destinato a morire di fame”. Così definisce il violoncello il francese Hubert Le Blanc, in un suo curioso saggio del 1740. Ma le peggiori previsioni sul destino del violoncello, strumento allora emergente, insidioso rivale della viola da gamba, sono state clamorosamente smentite dalla sua stessa Storia, che è significativo ripercorrere brevemente. Anche perché è una Storia particolarmente “italiana”.
Le origini del violoncello non sono molto chiare. Il termine fu impiegato per la prima volta nelle Sonate op. 4 di Giulio Cesare Arresti (Venezia, 155), ma da più di un secolo lo strumento era indicato con una fantasiosa varietà di nomi, come bas de violon o violoncino. All’incertezza terminologica (destinata a scomparire solo nel Settecento), vanno aggiunte l’eterogeneità di forme e accordature, nonché una prassi esecutiva non ancora formalizzata. Con la parola “basso”, infatti (ruolo gregario cui fu inizialmente relegato), le partiture dell’epoca indicano un qualsiasi strumento di registro grave. Sembra appurato, comunque, che il violoncello nacque in Italia durante i fasti del Rinascimento.
A Bologna, Brescia e Cremona, le botteghe liutaie del Cinquecento realizzavano i prototipi del nuovo strumento, con l’intento di completare nei registri inferiori la nascente famiglia degli archi capeggiata dal violino. All’impresa partecipavano tutti i maggiori liutai, dai pionieri Gasparo da Salò e Gian Paolo Maggini, fino alle grandi famiglie degli Amati, Guarneri, Rugeri e Grancino.
Bisogna attendere però Antonio Stradivari (1644-1737) perché il violoncello raggiunga la perfezione e la stabilità delle proporzioni: fu lui, infatti, a ridurre le dimensioni della cassa armonica dagli 80 centimetri dei modelli settecenteschi ai circa 75 ancor oggi in uso.
Furono italiani anche i musicisti che per primi cedettero nelle potenzialità del violoncello: già nel Seicento, nonostante fosse stato ancora impegnato in funzioni di mero accompagnamento, fu preferito alla più antica e blasonata viola da gamba, strumento ad arco affine d’origine medievale, la cui qualità dell’emissione sonora risultava troppo flebile e garbata per l’estetica barocca dell’espressione. In Italia, infatti, la viola da gamba cadde presto in disuso, mentre all’estero (soprattutto in Francia), restò al centro dell’attenzione
fino a Settecento inoltrato, rivelandosi come principale ostacolo all’affermazione definitiva del nuovo strumento. Ma è proprio il XVIII secolo a segnare una svolta nella storia del violoncello, con la nascita del repertorio solistico. Sonate per violoncello solo o con basso continuo sono scritte da compositori barocchi come Dall’Abaco o Benedetto Marcello, con l’apice raggiunto dalle Sei Suites di Johann Sebastian Bach. E si afferma anche il concerto per violoncello e orchestra, coltivato soprattutto da Antonio Vivaldi, che ne compose ben 27 per le giovani orfane dell’Ospedale della Pietà di Venezia.
Accanto al repertorio, nel Settecento maturarono anche la tecnica e la prassi esecutiva: per ottenere una maggiore libertà d’azione sulla tastiera, lo strumento viene tenuto tra le ginocchia e sostenuto con i polpacci anziché appoggiato, come in precedenza, sul pavimento. Inoltre, la tecnica della mano sinistra si affranca da quella violinistica con l’adozione di nuove diteggiature e si evolve pure l’archetto, affidato ad una nuova impugnatura.
Al progresso tecnico del violoncello dà un contributo essenziale la nutrita schiera dei concertisti italiani attivi in quell’epoca, tra i quali spicca il napoletano Francesco Alborea, detto Francischello, acclamato dalle corti di mezz’Europa. Su tutti, comunque, primeggia la figura di Luigi Boccherini, del quale si ricordano i duecento anni dalla scomparsa (1743-1805). Attivo a Vienna, Parigi e Madrid, Boccherini incarna la figura del violoncellista moderno: la tecnica prodigiosa con cui incantò le platee internazionali lo condusse ad esplorare regioni estreme dello strumento, cui dedicò quasi tutto il proprio catalogo di compositore.
La letteratura del periodo classico annovera alcune pagine memorabili, come i concerti di Haydn e le sonate con il pianoforte di Beethoven; anche Mozart, sollecitato dal re di Prussia Federico Guglielmo II, appassionato cultore dello strumento, assegna al violoncello ruoli di protagonista in alcuni suoi quartetti per archi.
Nel corso dell’Ottocento fu apportata una variante decisiva alla struttura dello strumento: l’adozione del puntale, che ne facilita la tenuta accrescendone stabilità e risonanza. E mentre il repertorio cameristico si arricchisce delle sonate di Chopin, Mendelssohn e Brahms, in orchestra il timbro tenorile del violoncello incomincia ad emergere dalla compagine. Trascurata dai grandi autori, langue invece la letteratura solistica, appannaggio per lo più d’interpreti-virtuosi in cerca di materiale didattico o, peggio, di pezzi d’effetto (Duport, Romberg, Plant, Grutzmacher ed altri). L‘epoca d’oro del violoncello ha inizio così nella seconda metà dell’ottocento con l’esplosione del repertorio concertistico. L’evoluzione dello strumento nel Novecento deve moltissimo ad uno dei più grandi musicisti della storia dell’interpretazione: lo spagnolo Pablo Casals (1876-1973), solista dalle doti umane ed artistiche indiscutibilmente eccezionali che, grazie ad un’infaticabile attività concertistica e didattica, ha reso familiare il violoncello al pubblico e ne ha fatto esaltare le straordinarie qualità ai violoncellisti. Dal suo determinante impulso sono anche nate le opere di Kodàly, Hindemith, Henze, Xenakis e Penderecki che hanno assegnato al violoncello il ruolo d’incomparabile primo attore anche nella civiltà musicale contemporanea.
E dopo oltre due secoli e mezzo dal fosco vaticinio di Hubert Le Blanc il “povero diavolo” non sembra proprio patire alcuna fame. Anzi, come dichiarò lo stesso Casals nel 1957 alla rivista Time, oggi “il violoncello è come una donna che col tempo non diviene
più vecchia ma più giovane, esile, leggera e graziosa”. Con buona pace del povero Le Blanc.
Info per la stampa: 335.8223010 (Marina Grasso)